Nato a Parma il 4 maggio 1929 e cresciuto in una famiglia antifascista, penultimo di cinque figli, abitò fino al 1939 – insieme ai fratelli, alla madre cucitrice e al padre facchino – in borgo Gazzola 23, per poi essere forzosamente trasferito presso i cosiddetti Capannoni dello zucchero, in via Toscana. Fin da tenera età Ugo lavorò come apprendista sarto presso la caserma dei Carristi in piazzale della Pilotta, contribuendo al magro bilancio familiare, aggravato dalla morte del padre nel 1941.
Subito dopo l'8 settembre del 43 – da poco aveva compiuto 14 anni – il giovane prese parte, assieme ai fratelli maggiori Mario ed Enzo, alle prime attività di raccolta armi in favore del nascente movimento partigiano. Un altro fratello, William, nello stesso periodo combatté – sempre tra le file partigiane – in Montenegro contro i nazisti, dove morì.
Nei mesi successivi Mario, Enzo e Ugo si unirono alle formazioni operanti in montagna: “Scampolo” - quello era il nome di battaglia scelto da Ugo – partì per ultimo, aggregandosi alla 47a brigata Garibaldi, dove già da tempo militava il fratello Mario. Non sono noti i compiti svolti dal ragazzo in quei mesi, ma solo il triste epilogo: egli, catturato verso la fine del 1944 durante uno dei tanti rastrellamenti nazifascisti, fu tradotto al carcere di San Francesco e infine, dopo alcune settimane, deportato al campo di concentramento di Mauthausen, dove giunse nel febbraio 1945. Venti giorni dopo il suo arrivo, Ugo fu assegnato al sotto-campo Gusen II. Sottoposto al lavoro massacrante, alle violenze e alle terribili condizioni morali e materiali del campo, morì il 9 aprile del 1945. Solo un mese dopo avrebbe compiuto sedici anni.
Fonti:
- Il libro dei deportati, a cura di B. Mantelli e N. Tranfaglia, Milano, Mursia, vol. I, t. I, p. 898.
- Risuonarono le bombe. Racconti di guerra e di Resistenza a Parma, a cura di D. Vitale, Parma, Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Parma, 2009, «Un’altra storia» 2, pp. 11, 44-46.
- Banca dati “Caduti della Resistenza parmense”, disponibile nel portale “Parma ‘900” realizzato da ISREC Parma.