Anna Kresic e Dragica Oblath

Anna Kresic e Dragica Oblath
Pietre d'inciampo posate il 24 gennaio 2022, in Piazza della Libertà 1, Salsomaggiore Terme (dinanzi al Municipio)

Anna Kresic e Dragica Oblath, madre e figlia, nacquero entrambe a Lubiana, in Slovenia: la prima il 2 maggio 1900; la seconda il 9 aprile 1924. 

In seguito all’occupazione della Jugoslavia da parte delle forze dell’Asse (Germania, Italia, Ungheria, Bulgaria) il 6 del 1941 e all’annessione di Lubiana all’Italia, le due donne furono costrette, come il resto dei cittadini, a sottomettersi al governo e alle leggi italiane, tra cui quelle antiebraiche, promulgate a partire dal settembre 1938.

Il 26 aprile 1941, immediatamente dopo l’occupazione della Jugoslavia, in Slovenia, non solo nella Provincia di Lubiana, ma anche nel territorio occupato dai tedeschi (corrispondente alle regioni della Carinzia slovena, dell’Alta Carniola e della Stiria inferiore), si costituì il Fronte di Liberazione del Popolo Sloveno, che diede impulso ad un movimento di Resistenza armata a cui presero parte diverse forze politiche, soprattutto comunisti, ma anche cattolici. Iniziarono, in quel periodo, manifestazioni pubbliche di dissenso, atti di sabotaggio ai danni di ferrovie e linee telefoniche, ma, ben presto, si arrivò a scontri a fuoco e ad azioni di guerriglia contro occupanti e collaborazionisti. 

In seguito all’aggravarsi della situazione, il governo italiano decise di prendere dei provvedimenti per contrastare le azioni dei partigiani sloveni: Emilio Grazioli, l’Alto commissario della provincia di Lubiana, il 13 settembre 1941 decretò, attraverso un apposito bando, la pena di morte per tutti coloro che avessero compiuto azioni contro le autorità dello Stato fascista o avessero fatto propaganda per il movimento di Resistenza e istituì un Tribunale Speciale che aveva il compito di giudicare gli oppositori politici. Fu previsto, inoltre, come strumento di repressione del dissenso, il confino. Nel novero di questi provvedimenti, rientrava anche la decisione di internare gli ebrei allora presenti nella Provincia di Lubiana, sia i residenti, sia i profughi stranieri, considerati tutti soggetti pericolosi. L’internamento poteva realizzarsi nei campi oppure poteva essere “libero” e prevedere il trasferimento e la segregazione di piccoli nuclei di persone in comuni italiani. 

Anche Anna Kresic e Dragica Oblath furono colpite dal provvedimento internamento adottato nei confronti degli ebrei di Lubiana e ricevettero una lettera di via che prevedeva il loro trasferimento nel comune di Salsomaggiore. 

Arrivate a Salsomaggiore, le due donne, per prima cosa, dovettero far tappa all’ufficio di polizia, dove furono sottratti loro i documenti. 

A partire da quel momento, Anna e Dragica assunsero lo status di “internate libere” e come tali furono costrette a vivere: non potevano uscire dal perimetro del comune se non dietro la presentazione di un’autorizzazione del Ministero dell’Interno; dovevano presentarsi tre volte al giorno presso gli uffici comunali per attestare la loro presenza; non potevano parlare di politica e avere contatti con la popolazione locale. 

Il loro internamento libero ebbe fine il 21 febbraio 1944, il giorno in cui furono arrestate dai tedeschi. 

Dopo l’arresto, le due donne furono internate a Monticelli Terme, dove si trovava un campo di internamento (riservato alle donne e ai bambini ebrei) istituito dal Comune di Parma dopo l’emanazione della circolare n. 05 del 30 novembre 1943 - attraverso cui la Repubblica Sociale Italiana decretò la confisca dei beni di proprietà degli ebrei residenti nel territorio nazionale e il loro internamento in campi provinciali. Da Monticelli Terme Anna e Dragica, insieme ad altre 16 donne a 13 bambini, furono poi trasferite a Fossoli. Era il 9 marzo 1944.

Per Anna e Dragica la tappa successiva del percorso di internamento fu il carcere di Verona, dove rimasero fino al 2 agosto 1944, data del loro trasferimento in campo di concentramento. 

Dopo il 2 agosto madre e figlia non si sarebbero più riviste: l’una fu deportata a Bergen Belsen, l’altra ad Auschwitz. 

Una destinazione diversa segnò, tuttavia, un identico destino: entrambe le donne morirono in campo di concentramento in data ignota. 

Fonti: 

- M. Minardi, Invisibili. Internati civili nella provincia di Parma, 1940-1945, Bologna, CLUEB, 2010, p. 230.

- J. Simcic, Gli ebrei di Ljubljana: rapporti istituzionali e vita comunitaria durante tre stagioni politiche (1867-1943): consultabile online al link http://dspace.unive.it/handle/10579/8275