Giuseppe Fragni

Giuseppe Fragni
Pietra d'inciampo posata il 27 gennaio 2021 in strada Bixio 151, Parma.

Giuseppe Fragni nacque a Parma il 22 agosto 1922. Dopo gli studi iniziò ad esercitare il mestiere di operaio fonditore. Negli anni Trenta venne assunto dall’Officina Barbieri, situata a pochi passi dalla sua abitazione, in Strada Nino Bixio 151, di proprietà dello stesso Tommaso Barbieri, suo datore di lavoro. L’industriale, di sentimenti socialisti, entrato nel mirino dei fascisti di Parma nell’estate del ‘43, quando, per celebrare la caduta del fascismo, il 26 luglio aveva organizzato un brindisi per gli operai dell’Officina, la “bicchierata della libertà!”, sarà tra i primi caduti della lotta di Liberazione in città, assassinato per rappresaglia insieme a Emmo Valla ed Ercole Mason da sicari fascisti il primo febbraio 1944 nella piazza antistante la sua fabbrica, che ora reca il suo nome.

Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale Fragni fu arruolato nel IV reggimento di Artiglieria Contraerea con il grado di Caporal Maggiore e andò a combattere in Sicilia e a Napoli.

L’8 settembre 1943 riuscì a fuggire dall’esercito e prese parte alla Resistenza, con il nome di “Dante”, entrando nel Distaccamento “Griffith” della 12° Brigata Garibaldi. Il 14 aprile 1944 a Montagnana, una località situata nei pressi di Calestano, circa cinquanta partigiani del “Griffith” – tra cui Giuseppe Fragni – furono accerchiati dai nazifascisti e catturati. Il 20 aprile una sentenza emessa dal Tribunale Speciale della Repubblica Sociale Italiana e dal Tribunale Militare Straordinario di guerra condannò Fragni ed altri compagni alla pena di morte.

Mentre il processo era in corso, in Piazza del Tribunale era scoppiata una protesta animata da civili, per lo più da donne dei rioni popolari dell’Oltretorrente (madri, sorelle e fidanzate dei condannati), in seguito alla quale i fascisti decisero di sospendere la pena di morte. Nonostante fosse stato emesso questo provvedimento, apparentemente favorevole ai condannati a morte, i giorni successivi al processo furono tragici per alcuni partigiani del “Griffith”: il 18 aprile tre di loro – Salvatore Canossa, Anteo Donati e Afro Fornia – furono fucilati presso il cimitero di Monticelli Terme e il 4 maggio altri cinque – Giordano Cavestro, Raimondo Pellinghelli, Vito Salmi, Nello Venturini e  Erasmo Venusti – prelevati dal carcere di San Francesco, dove erano stati condotti al termine del processo, furono fucilati per rappresaglia a Bardi; Giuseppe Fragni, invece, fu deportato in Austria, nel campo di Graz-Eggenberg, dove, in quanto militare renitente alla leva – per di più non disposto a scendere a patti né con i tedeschi né con la Repubblica Sociale Italiana – ricevette lo status di Internato Militare Italiano. Gli altri partigiani prigionieri riuscirono a fuggire da San Francesco passando attraverso lo squarcio aperto tra le mura del carcere dalle bombe che caddero sulla città il 13 maggio.

Giuseppe riuscì a resistere alla prigionia fino alla fine e il 20 maggio 1945 poté finalmente riconquistare la libertà.

Fonti:

- Archivio della federazione parmense dell’Anrp, conservato presso l’Istituto storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Parma.

- Testimonianza scritta di Giuseppe Fragni, una copia della quale è conservata presso l’archivio dell’Istituto storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Parma.

- Leonardo Tarantini, La Resistenza armata nel parmense. Organizzazione e attività operativa, ISREC Parma, 1978.

- Mario Villa, Diario dei giorni lunghi. Lotta armata nel parmense, Parma 1969.