Massimiliano Pollitzer

Massimiliano Pollitzer
Pietra d'inciampo posata il 23 gennaio 2021 in Piazza Garibaldi a Colorno.

Massimiliano Pollitzer, ebreo cecoslovacco (Boemo-moravo), nacque in Turchia, ad Istanbul, il 23 marzo 1885. Massimiliano fece il suo ingresso in Italia, precisamente a Milano, nel 1907, per ragioni di lavoro: trovò impiego presso un’azienda inglese (con sede nel capoluogo lombardo) produttrice di latta e di bande stagnate, dove svolse la professione di rappresentante di commercio.

Inizialmente la vita di Pollitzer a Milano fu tranquilla ed ebbe sviluppi positivi, tra cui il matrimonio con una donna italiana cattolica, residente a Milano, di nome Alda Pasini Zambotto. La quiete, tuttavia, a partire dagli anni ’40, lasciò il posto, nella vita di Pollitzer, allo scompiglio: fino alla morte, avvenuta nel campo di concentramento di Dachau, si susseguirono arresti e periodi di internamento in diversi campi, di cui di seguito si forniscono, seguendo un ordine cronologico, i dettagli.

Pollitzer fu arrestato una prima volta a Milano per motivi politici, legati, sulla base di quanto si apprende da un rapporto redatto dalla Questura di Milano il 20 luglio 1943 e inviato alla Questura di Parma, ai suoi sentimenti antifascisti e filo-britannici; in quel rapporto il Questore metteva sotto accusa la frequentazione del Pollitzer dell’“ambiente britannico di Milano” ed il suo stretto rapporto con i funzionari locali del consolato, talvolta ospitati nella sua stessa casa. Probabilmente, fu proprio in una di queste riunioni con alcuni rappresentanti dell’establishment britannico che si infiltrò un funzionario della Questura, il quale rivelò al Questore i contatti del Pollitzer con la comunità britannica di Milano. Oltre alla complicità con gli inglesi, anche un altro fattore determinò l’arresto del Pollitzer: la sua avversione nei confronti di tutti i regimi totalitari. Questo aspetto si trova rimarcato anche nel rapporto sopra menzionato, nel quale Massimiliano Pollitzer viene definito “nemico acerrimo dei regimi totalitari” e viene segnalato non solo per i “suoi sentimenti anglofili”, ma anche “per la sua ostinata avversione al fascismo e al nazionalsocialismo”.

Per tutte queste ragioni, la Questura di Milano procedette all’arresto di Pollitzer e al suo internamento nel campo di Ferramonti di Tarsia (Cosenza). Da lì il 5 gennaio 1941 venne trasferito nel campo di Montechiarugolo.

Successivamente, nel maggio dell’anno successivo, a Massimiliano Pollitzer venne accordato lo status di “internato civile di guerra” presso il comune di Colorno, in provincia di Parma.

Egli nell’ottobre del 1943 venne arrestato dalle S.S. e rinchiuso nel campo di Scipione come prigioniero politico; da lì il 17 febbraio 1944 fu trasferito a Fossoli, da dove fu portato nel carcere di Verona. Lì rimase fino al 2 agosto, il giorno in cui, con il convoglio n. 14, fu condotto ad Auschwitz.

Massimiliano Pollitzer trovò la morte in data ignota nel campo di Dachau.

 

Fonti:

- Banca dati relativa agli ebrei vittime della persecuzione e deportazione dall’Italia fra il 1943 e il 1945 consultabile sulla piattaforma digitale “I nomi della Shoah” realizzata dal CDEC, “Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea”.

- Database “Ebrei stranieri internati in Italia durante il periodo bellico”, a cura di Anna Pizzuti.

- Banca dati “Deportati dal parmense”, disponibile nel portale “Parma ‘900” realizzato da ISREC Parma.

- Archivio Storico Comunale di Colorno.

- Archivio di Stato di Parma, Fondo Quest., Gab., “Ebrei”.

- M. Minardi, Invisibili. Internati civili nella provincia di Parma, 1940-1945, Bologna, CLUEB, 2010, pp. 72-73, 175-176, 345.

- La comunità ebraica di Colorno tra storia e memoria, a cura di C. Cavazzi, D. Censori, B. Manotti, Parma, Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea, 2006, «Materiali per la didattica della storia» 3, pp. 37-43.