Famiglia Isakovic

Famiglia Isakovic
Le pietre d'inciampo sono state posate l'11 gennaio 2020 in via Castello 14 a Mezzano Inferiore (Mezzani, Parma).

Jacob Isakovic, ebreo Jugoslavo, nato a Belgrado il 7 giugno 1899, di professione commerciante, insieme alla moglie, Rachele Scioamovic, nata a Niš, in Jugoslavia, l’8 settembre 1913, casalinga, e al figlio Josif, nato a Belgrado il 10 marzo 1937, giunse a Mezzani nell’ottobre del 1941, in seguito a varie peregrinazioni. Gli Isakovic, infatti, in un primo momento, tentando di sfuggire alle truppe tedesche di invasione, si erano rifugiati in Albania, dove, in quanto ebrei “apolidi”, erano stati arrestati dagli italiani e confinati nel campo di transito di Kavaja. Da lì furono trasferiti, dapprima, il 27 ottobre 1941, al campo di internamento di Ferramonti di Tarsia e, successivamente, il 14 ottobre 1942, a Mezzani, dove rimasero come internati liberi.

Dopo l’arresto, avvenuto il 30 novembre 1943 a Mezzani, la famiglia fu divisa: il primo dicembre Rachele venne internata nel campo di concentramento di Monticelli Terme, dove, tre giorni dopo, il 4 dicembre, fu raggiunta da Josif, mentre Jacob, lo stesso giorno in cui il figlio fu internato, venne mandato nel campo di concentramento di Scipione.

Oltre all’internamento, dunque, la famiglia, così come molte altre, dovette affrontare anche la dura condizione di una separazione coatta.

Jacob poté riabbracciare nuovamente la moglie e il figlio soltanto il 9 marzo 1944, quando da Scipione fu condotto al campo di concentramento di Fossoli dove erano giunti, lo stesso giorno, da Monticelli Terme, anche Rachele e Josif.

La permanenza nel campo modenese fu molto breve: durò meno di un mese. Il 5 aprile 1944 Rachele, Jacob e il piccolo Josif furono fatti salire sul convoglio n° 9 e, dopo un viaggio durato cinque giorni e cinque notti, il 10 aprile 1944 giunsero al campo di concentramento e di sterminio di Auschwitz-Birkenau.

La testimonianza di Dora Klein, un’ebrea Jugoslava, sopravvissuta alla deportazione, che affrontò l’estenuante viaggio verso Auschwitz-Birkenau insieme alla famiglia Isakovic, ci ha permesso di ricostruire i drammatici momenti successivi all’arrivo dei deportati al campo:

“Il viaggio è durato qualche giorno, non so. Non si distingueva il giorno dalla notte. Ogni tanto uscivamo in qualche stazione a prendere un po’ di acqua, ma subito… Poi arrivati ad Auschwitz, bastoni, grida, urla per spaventarci […]. Per prima cosa dividevano gli uomini e le donne; poi non si sapeva più niente gli uni degli altri” (Testo tratto da M. Minardi, Invisibili. Internati civili nella provincia di Parma, 1940-1945, p. 230).

Ciò che accadde alla famiglia in seguito a quei terribili istanti rimane, in parte, sconosciuto: Josif fu ucciso il 10 aprile 1944, a soli sette anni, nel momento stesso dell’arrivo al campo, mentre ci sfuggono i dettagli delle vicende che interessarono le vite di Jacob e Rachele: si sa soltanto che entrambi non sopravvissero alla Shoah, ma non si conoscono né la data né il luogo di morte.

Come testimonianza indelebile della deportazione rimane il numero di matricola assegnato a Josif al momento del suo ingresso nel campo di Auschwitz-Birkenau: 180045.

 

Fonti:

- M. Minardi, Invisibili. Internati civili nella provincia di Parma, 1940-1945, Bologna, CLUEB, 2010, pp. 230, 241 e n., 313, 354.

- M. Minardi, Le terre de’ Mezzani. Storia di un comune della bassa parmense nell’età contemporanea, Mezzani, Comune di Mezzani, 1989, pp. 123-125.

- M. Minardi, Tra chiuse mura. Deportazione e campi di concentramento nella provincia di Parma 1940-1945, Montechiarugolo, Comune di Montechiarugolo, 1987, pp. 53-55.

- Banca dati relativa agli ebrei vittime della persecuzione e deportazione dall’Italia fra il 1943 e il 1945 consultabile sulla piattaforma digitale “I nomi della Shoah” realizzata dal CDEC, “Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea”.

- Database “Ebrei stranieri internati in Italia durante il periodo bellico”, a cura di Anna Pizzuti.