La famiglia Reknitzer, di religione ebraica, visse a Zagabria fino all’aprile 1941, quando fu costretta a fuggire per scampare alle feroci persecuzioni, finalizzate alla deportazione, degli ustaša, guidati dal filonazista e nazionalista Ante Pavelič, che il 10 aprile 1941 aveva fondato lo Stato Indipendente di Croazia, con capitale proprio Zagabria. Melania Bermann e i due figli, Adolfo e Carlotta, si rifugiarono a Spalato, città allora sottoposta al controllo del governo italiano. Il 20 dicembre 1941 la famiglia fu trasferita in Italia e internata nel comune di Calestano. Lì i Reknitzer furono costretti a seguire un rigido regime di domicilio coatto, definito internamento libero. Le regole prevedevano, tra le altre cose, il divieto di uscire dal perimetro comunale se sprovvisti di foglio di via rilasciato dal Podestà; l’obbligo di presentarsi tre volte al giorno presso gli uffici comunali per apporre la firma di presenza; il rispetto di particolari orari per poter uscire di casa; il divieto di tenere con sé passaporto e documenti e l’obbligo di depositare il denaro in un libretto postale controllato dal Podestà, che poteva autorizzare o meno i prelievi. Melania Bermann, durante l’internamento a Calestano, denunciò una condizione di indigenza e, per questo, il 18 maggio 1943 inviò alla Questura un’istanza per poter riottenere il sussidio che veniva corrisposto dal governo agli ebrei stranieri bisognosi. Le difficoltà economiche della famiglia furono attestate anche da una comunicazione inviata dal Podestà di Calestano alla Prefettura, in cui risultava che i libretti postali di deposito intestati ai Reknitzer erano esauriti. La donna e i figli, fino al giugno 1943, avevano ricevuto anche del denaro da Marco Krevic, probabilmente un parente rimasto a Spalato, ma i soldi, in ogni caso, non bastavano per il vitto, l’alloggio e le altre spese. Melania, oltre alle difficoltà economiche, dovette affrontare seri problemi di salute: a causa della cardiopatia fu esentata una volta al giorno dall’obbligo di firma. Adolfo e Carlotta Reknitzer, per aiutare la madre, chiesero e ottennero dal Podestà l’autorizzazione per lavorare nel comune di Calestano. La ragazza fu assunta come apprendista dalla sarta Olga Pessini, mentre il fratello lavorò presso il caseificio Magri di Calestano. Melania Bermann il 17 agosto inviò un’istanza al Ministero dell’Interno per ottenere il nulla osta al trasferimento del cognato Mehemed Reknitzer da Spalato a Calestano. La domanda fu accolta e Mehemed poté raggiungere i familiari. Il 9 settembre 1943 Mehemed Reknitzer, Melania Bermann, Adolfo e Carlotta Reknitzer, insieme ad altri tredici internati liberi del comune di Calestano, tentarono la fuga. Dei diciassette ebrei stranieri, soltanto Mehemed, Melania, Adolfo e Carlotta non riuscirono nell’impresa; tutti gli altri, grazie all’aiuto di alcuni cittadini di Calestano, tra cui il parroco di Canesano Don Ernesto Ollari e il carabiniere Giacomo Avenia, riuscirono a scappare. Mehemed, Melania, Carlotta e Adolfo, invece, subirono la deportazione. Il 4 dicembre 1942 furono fermati a Cernobbio, in provincia di Como, da alcuni agenti della polizia e immediatamente condotti in Questura a Parma. Da lì furono poi inviati in campo di internamento: Melania e Carlotta a Monticelli Terme; Mehemed e Adolfo a Scipione. Melania, Carlotta e Adolfo il 9 marzo 1944 furono trasferiti a Fossoli, mentre Mehemed da Scipione fu direttamente deportato ad Auschwitz, dove fu assassinato il 10 aprile 1944, il giorno stesso del suo arrivo nel lager. Melania e i figli rimasero nel campo modenese fino al 2 agosto 1944, il giorno del loro trasferimento in campo di concentramento. Melania fu deportata a Bergen-Belsen, Carlotta a Ravensbruck e Adolfo a Buchenwald, dove gli fu assegnato il numero di matricola 44507. Tutti e tre riuscirono a sopravvivere alla Shoah.
Fonti:
- M. Minardi, Tra chiuse mura. Deportazione e campi di concentramento nella provincia di Parma 1940-1945, Montechiarugolo, Comune di Montechiarugolo, 1987.
- M. Minardi, Invisibili. Internati civili nella provincia di Parma, 1940-1945, Bologna, CLUEB, 2010.
- Archivio di Stato di Parma, fondo “Questura”, “Gabinetto”, “Ebrei”.
- Archivio storico del comune di Calestano.
- Banca dati relativa agli ebrei vittime della persecuzione e deportazione dall’Italia fra il 1943 e il 1945 consultabile sulla piattaforma digitale “I nomi della Shoah” realizzata dal CDEC, “Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea”.
- Database “Ebrei stranieri internati in Italia durante il periodo bellico”, a cura di Anna Pizzuti.