Renzo Cavallina

Renzo Cavallina
Pietra d'inciampo posata il 27 gennaio 2021 in Piazzale Risorgimento (Stadio Tardini)


L’8 settembre 1943 è forse la data spartiacque del Novecento italiano, e lo fu anche per centinaia di migliaia di soldati italiani che, dopo l’armistizio, finirono nelle mani dei nazisti e scelsero la prigionia, piuttosto che continuare a combattere al loro fianco, ovvero arruolati nella nascente Repubblica sociale italiana (Rsi). Questi soldati pagarono caro il proprio rifiuto, un vero e proprio atto di Resistenza: i tedeschi assegnarono loro lo status di Internati militari italiani (Imi), creato ad hoc per privarli delle tutele che la Convenzione di Ginevra garantiva ai prigionieri di guerra. La prigionia degli Imi fu perciò più dura di quella di tutti gli altri prigionieri, solo i soldati russi ebbero un trattamento peggiore.

In quei campi ci finì anche Renzo Cavallina, che solo pochi mesi prima aveva traghettato il Parma verso una storica promozione in serie B. Cavallina, classe 1921 nato a Ferrara, di ruolo portiere, aveva esordito in prima squadra il 22 novembre 1942 nella vittoria per 11 a 0 contro il Budrio – prendendo il posto dell’infortunato Corrado Giovannini – mentre negli stessi giorni migliaia di suoi coetanei combattevano, morivano e cadevano prigionieri degli Alleati in Egitto e in Russia. La squadra, allenata da Alfredo Mattioli, nella stagione 1942-1943 partecipò al girone G della serie C, che vedeva tra le contendenti anche l’antica rivale, la Reggiana, contro la quale pareggiò all’andata 2-2, per poi stravincere 4 a 0 con una tripletta del bomber Luciano Degara, che chiuse poi la stagione con 32 gol.

Cavallina fu una rivelazione: le sue parate spericolate facevano impazzire il pubblico del Tardini, “tutte ardimento, occhio e perfetta scelta di tempo” come le descriveva la Gazzetta di Parma.

Il Parma arrivò primo nel girone, qualificandosi alla fase finale, dove sconfisse il Pro Gorizia, il Lecce, il Lecco, la Carrarese – alla quale rifilò addirittura 12 gol, con la solita tripletta di Degara – collezionando un solo pareggio e una sconfitta, chiudendo a pari punti col Verona. Il 13 giugno 1943, a Brescia – mentre gli Alleati stavano preparando lo sbarco in Sicilia – si giocò lo spareggio: il Parma vinse 2 a 0 con i gol di Gardini e di Degara e – come scrisse sempre la Gazzetta – “col Cavallina delle grandi giornate, al quale va certamente un merito particolare”. È vittoria, è promozione in B, inseguita e finalmente ottenuta dopo 10 anni.

Ma la guerra incombe, travolge e inghiotte tutto, anche le parate di Cavallina. Terminato il campionato il portiere fu richiamato alle armi: l’8 settembre si trovava a Savona arruolato nel IV Reggimento Artiglieria Contraerea, quando fu catturato dai tedeschi. Cavallina rifiutò di aderire alla Rsi, finendo internato nello stalag IIID a Berlino, dove – possiamo immaginare – fu impiegato forzosamente in lavori di costruzione edile oppure nelle industrie locali, sottoposto a durissime condizioni, alla fame e alle umiliazioni. L’odore dell’erba, le urla dei tifosi, l’adrenalina del campo dovevano apparire ricordi lontani, a cui Cavallina dovette aggrapparsi nei momenti più difficili. Sopravvisse all’esperienza, tornando in Italia nell’estate del 1945, per riprendere quello che la prigionia aveva interrotto: il 14 ottobre, prima giornata nella serie B-C Alta Italia, è di nuovo tra i pali a difendere la porta del Parma contro l’Udinese; finisce 1 a 0 per la squadra crociata, gol del parmigiano Sergio Verderi. La guerra era ormai alle spalle.

Proseguì la carriera calcistica: nella stagione 1945-46 giocò nuovamente nel Parma, mentre in quella successiva venne trasferito al Mantova, dove rimase fino al 1948, anno del suo ritorno al Parma.

La sua permanenza nella squadra parmigiana durò fino al 1949; a partire dal ‘49 la sua carriera di calciatore si protrasse per altri sei anni, nei quali Cavallina entrò a far parte di varie squadre, tra cui l’Ortona e il Faenza.

Terminata la carriera calcistica, Renzo Cavallina si dedicò alla professione di allenatore, prestando il proprio talento e la propria esperienza a numerose squadre e polisportive italiane, tra cui, per esempio, il Faenza e il Centro Pallavicini di Bologna.

Al termine della carriera professionale, Renzo tornò a vivere stabilmente a Parma, dove rimase fino al 2002, anno della sua morte.

Il 2 giugno 2012, in occasione delle celebrazioni della Festa della Repubblica, il Prefetto ha consegnato alla famiglia una medaglia d’onore alla memoria per onorare il sacrificio di Renzo Cavallina, internato per due anni in un campo di prigionia in seguito al suo rifiuto di collaborare con i tedeschi.  

Nel luglio del 2017, inoltre, in occasione del quindicesimo anniversario della morte, è stato intitolato a Renzo Cavallina il campo da calcio del Centro Sportivo Bruno Mora di via Pellicelli, in Quartiere Montanara.

 

Fonti:

- Archivio della federazione parmense dell’Anrp, conservato presso l’Istituto storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Parma.

- Gazzetta di Parma

Parma calcio 1945-1946 (Renzo Cavallina, quarto in alto a partire da sinistra)

Parma calcio 1942-1943 (Renzo Cavallina, secondo in alto a partire da destra)

Scheda dell'Associazione reduci della prigionia di Renzo Cavallina

Gazzetta di Parma del 22 maggio 1943