Andrea Baruffini

Andrea Baruffini
Pietra d'inciampo posata il 23 gennaio 2021 in Piazza della Rocca a Fontanellato

Andrea Baruffini nacque a Medesano, in provincia di Parma, il 24 marzo 1892; negli anni 1911-1912 prese parte alla guerra di Libia e negli anni 1915-1918 partecipò alla Prima Guerra Mondiale fregiandosi, mentre era ancora sul campo, del grado di maresciallo.

Dopo l’8 settembre 1943 i prigionieri di guerra rinchiusi nel campo PG 49 di Fontanellato furono liberati, su disposizione del comandante, prima dell’arrivo delle truppe tedesche e Andrea Baruffini, così come altri civili del paese, decise di prestare aiuto ai fuggitivi e ospitò un gruppo di militari britannici nella sua abitazione di Cannetolo, una frazione del comune di Fontanellato. In seguito ad un bando emesso dalle autorità fasciste, all’inizio di ottobre Baruffini mandò i prigionieri in montagna, nella località di Banzola, nei pressi di Salsomaggiore, dove si trovavano alcuni suoi amici, continuando a fornire loro cibo.

Il 31 gennaio 1944 il tenente Gordon H. Beazley, uno dei prigionieri inglesi ospitati da Baruffini, fu catturato a Parma dalla polizia fascista, mentre dimorava presso la casa di Volumnia Ugolotti, l’infermiera di Giuseppe Ravazzoni, un medico di Parma che, al pari di Baruffini, mise a rischio la sua stessa incolumità per prestare aiuto ai prigionieri alleati.

La polizia, al momento dell’arresto di Beazley, nella camera in cui si trovava il militare inglese trovò dei quaderni, in cui erano stati annotati, a mo’ di diario, gli eventi successivi alla fuga; oltre alla descrizione dei fatti, si trovavano menzionati anche i nomi di alcuni civili che avevano prestato soccorso ai soldati fuggitivi, tra cui quello di Andrea Baruffini.

Il rinvenimento del diario contribuì dunque ad alimentare forti sospetti nei confronti di Baruffini.

La situazione precipitò definitivamente l’11 marzo 1944, quando Baruffini fu arrestato dai fascisti nella sua abitazione di Cannetolo e condotto a Parma, nel carcere di San Francesco. Da lì – secondo il racconto dei figli Fortunato e Sandro – Andrea, per paura di mettere a repentaglio la sicurezza della famiglia, non fuggì nemmeno in seguito al bombardamento che colpì il carcere e consentì a molti altri prigionieri di evadere.

Egli dal carcere di San Francesco fu condotto nel campo di Fossoli, da dove fu poi trasferito a Bolzano. Il 24 giugno 1944 giunse infine nel lager di Mauthausen. Lì, passando per i sottocampi di Grossraming e Schlier-Redl-Zipf, rimase fino alla morte, che lo colse, tra stenti e torture, l’11 aprile 1945.

Fonti:

- M. Minardi, L’orizzonte del campo. Prigionia e fuga dal campo PG 49 di Fontanellato 1943-45, Fidenza, Mattioli 1885, 1995, pp. 109-115.

- Il libro dei deportati, a cura di B. Mantelli e N. Tranfaglia, Milano, Mursia, vol. I, t. I, p. 227.

- Archivio storico del Comune di Fontanellato.

- Banca dati “Deportati dal parmense”, disponibile nel portale “Parma ‘900” realizzato da ISREC Parma.