Quando nell’aprile 1941 gli eserciti italiano e tedesco, insieme alle altre potenze dell’Asse, occuparono la Jugoslavia, Hermann Alkalay e la moglie Clara Baruk si trovavano nella loro terra natia, la Bosnia. Proprio quel territorio fu inglobato nel neonato Stato Indipendente di Croazia, guidato dal fascista e nazionalista Ante Pavelič. Per sfuggire alle persecuzioni degli ustaša, che misero in atto una vera e propria “pulizia etnica” ai danni di serbi ortodossi, ebrei, zingari e comunisti, Hermann e Clara, insieme a tantissime altre famiglie di religione ebraica, fuggirono dalla Bosnia e si rifugiarono a Spalato, città che, il 18 maggio 1941, in seguito alla stipula dei Patti di Roma da parte di Mussolini e Ante Pavelič, fu annessa al Regno d’Italia. Il 12 dicembre 1941 i coniugi Alkalay, insieme ad altri ebrei jugoslavi, furono inviati dalle autorità italiane nel comune di Traversetolo, dove furono sottoposti alla misura dell’internamento libero. Si trattava di una forma di detenzione, alternativa ai campi, prevista dal Regno d’Italia già a partire dal 1940 per i “sudditi nemici” o per gli “ebrei stranieri”, che, dal dicembre 1941, iniziò ad essere applicata frequentemente anche nel parmense, dove giunsero numerose famiglie ebree provenienti dall’ex Jugoslavia. Fu così che arrivarono a Traversetolo anche i coniugi Alkalay, costretti a vivere secondo rigidissime norme: gli internati liberi, infatti, dovevano presentarsi ogni giorno presso gli uffici comunali per attestare la loro presenza; non potevano uscire dal perimetro comunale; erano obbligati a richiedere un permesso alla Questura di Parma per potersi spostare in altre località; non potevano uscire di casa prima delle 7 del mattino e dopo le 19 di sera, in inverno, o dopo le 20 d’estate; non potevano detenere armi; non potevano tenere con sé i documenti; non potevano possedere radio, leggere giornali stranieri e parlare di politica. Nonostante queste enormi limitazioni alla libertà personale, la comunità di ebrei stranieri internati a Traversetolo poté contare sull’aiuto della popolazione locale, che, come si vedrà, fu indispensabile per la salvezza di alcuni internati. Dopo l’8 settembre 1943 alcuni antifascisti di Traversetolo si adoperarono per preparare documenti falsi e per organizzare la fuga in Svizzera degli ebrei internati; tra questi vi furono due futuri membri del CLN provinciale: il medico del paese, Enrico Molinari, che avrebbe combattuto nella Resistenza con il nome di battaglia “Tinto”, e l’impiegato comunale Clemente Montanarini, comunista, futuro partigiano “Mariù”. Dieci ebrei riuscirono a lasciare il paese, mentre Hermann Alkalay e Clara Baruk decisero di rimanere perché ritenevano di non avere forze sufficienti per tentare la difficile fuga in territorio elvetico. Marito e moglie il 30 novembre 1943 furono arrestati – secondo la testimonianza di Enrico Pavesi Molinari, figlio del Dottor Molinari, da soldati tedeschi, mentre, secondo quanto si legge nel Libro della memoria di L. Picciotto, da fascisti della Repubblica Sociale – e trasferiti nei due campi di internamento provinciali del parmense: Hermann a Scipione e Clara a Monticelli Terme. Il 9 marzo 1944 i due si rincontrarono nel campo di Fossoli. Dopo circa un mese, il 5 aprile, furono entrambi deportati ad Auschwitz. Hermann fu in seguito trasferito nel lager di Buchenwald, in Germania, dove morì in data ignota. Di Clara, invece, dopo il 10 aprile 1944, giorno del suo arrivo ad Auschwitz, non si hanno più notizie e non si conoscono né il luogo né la data di morte: si sa soltanto che non sopravvisse alla Shoah.
Fonti:
- M. Minardi, Tra chiuse mura. Deportazione e campi di concentramento nella provincia di Parma 1940-1945, Montechiarugolo, Comune di Montechiarugolo, 1987.
- M. Minardi, Invisibili. Internati civili nella provincia di Parma, 1940-1945, Bologna, CLUEB, 2010.
- Archivio di Stato di Parma, fondo “Questura”, “Gabinetto”, “Ebrei”.
- Banca dati relativa agli ebrei vittime della persecuzione e deportazione dall’Italia fra il 1943 e il 1945 consultabile sulla piattaforma digitale “I nomi della Shoah” realizzata dal CDEC, “Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea”.
- Database “Ebrei stranieri internati in Italia durante il periodo bellico”, a cura di Anna Pizzuti.